Penso a te…
A quello che eravamo…..
A quel vicolo pieno di vita,
a quelle porte sempre aperte,
dove non c’era la paura dei ladri.
A quella scalinata infinita, piena di fiori e di piante
e di vecchie panche, scolorite al sole.
A quei sali e scendi che stancavano le nostre gambe
e alle lunghe soste, per riprendere fiato.
Ogni sera era una festa…
Mucchietti di persone sparse qua e là;
chi cantava, chi suonava,
chi raccontava storie di altri tempi,
che avevano il sapore delle favole.
Rivivo ogni attimo in quei ricordi.
Tutto mi appare come una foto scattata in quel momento, con tanti volti, ormai sbiaditi dal tempo.
Ricordo la “Spiazzetta” di nonno Peppino,
che faceva da tappeto ai freschi fagioli e ceci,
stesi ad essiccare.
La “Speretta” di sole illuminava una piccola vecchia sedia, posta all’angolo, dove il nonno era solito sedere
per allacciare lunghi fili di “Saggina”e fare gli “Scopitti ”. E mammetta con il suo “Pannitto” ricamato e il suo “Zinalo” nero, scambiava due chiacchiere con la simpatica zia N’gelella.
Più su, alla fonte degl’ “Abbato”, zia Carmela e zio Nello, respiravano il fresco mattutino insieme a zio Carlino, mentre zia Nannina l’acqua prendeva
che dalla fonte, fresca e limpida scorreva.
Nell’aria gli odori della cucina, si mischiavano fra loro, facendoti venire la voglio di buono, e le grida gioiose
di noi ragazzini, rallegravano tutt’intorno.
A pochi passi, un pò più giu’,
zio Manfrino, con il suo organino,
faceva da colonna sonora alla piccola Alfonsina,
che con il grembiule infilato
salutava indaffarata tutto il vicinato.
“Brecchitto”, intanto, in un giorno di festa,
leggeva il giornale con il cappello in testa.
Zia Lea affacciata sul balcone,
si diletteva a cucire… la sua passione.
Poi vedo te papà,
risalire piano piano,
con la valigia nella mano.
Abbronzato e bello come il sole,
con la camicetta di lino
e le tue marlboro nel taschino;
mentre di sotto, lungo la via,
una gran fila per la barberia.
Sale, “Prospi” e sigarette da Giocondina
si andavano a comprare,
di tutto il paese era lo spaccio locale.
Più in là zia Marietta
lavava le bottiglie con molta fretta,
la conserva di pomodoro doveva fare,
almeno per l’inverno si poteva mangiare;
e zia Irduccia, alla terrazza affacciata,
si preparava per un altra giornata.
Intanto la legna, appena scaricata,
aspettava di esser rientrata.
Enzo e “Bochetta”, con una grande sudata,
si facevano tutta la scalinata,
Zia Emma che seduta sullo scalino,
si gustava fino all’ultimo il suo amato cremino.
E quando scendeva la processione? (CORPUS DOMINI) Un grande addobbo per l’occasione!
Grandi ricami e lenzuola di lino
petali di rose per ogni gradino.
Quanti personaggi sono passati su queste scale!… Qualcuno stravagante, qualcuno normale.
Si viveva di umiltà e onestà,
in una cornice di gran serenità.
Questa era la mia cara gente
che porterò nel cuore e nella mente.
Questo era semplicemente
il mio vicolo, il vicolo di “Via Parente”
Stefania Di Domenico